Cavallo di Troia e Jägermeister

Scritto da Mariantonietta Paladini. Pubblicato in: Schermo

Il cavallo di Troia è stato utilizzato in varie pubblicità negli ultimi anni e con scopi diversi. Sfruttato soprattutto all’estero, lo troviamo come icona nel manifesto della DHL (2009), compagnia internazionale di spedizioni e movimentazione merci e in quello della COOP slovena (2011), con lo slogan “Help us to win when needed”.

Ancora, e a nostro parere più opportunamente, il cavallo torna nel manifesto delle Wyoming libraries, trascinato in una landa desolata da un’autovettura da trasporto (lo Stato del Wyoming si trova nel cuore degli Stati uniti, ed è il meno popoloso degli Stati americani), e poi in quello della Bild Newspaper tedesca, per scelta dell’agenzia tedesca per le comunicazioni Jung von Matt (Germania 2008), che l’anno successivo l’avrebbe utilizzata anche per siglare l’innesto della propria attività in Polonia1.

È proprio degli ultimi due mesi, invece, quella che ci appare la più felice rivisitazione mass-mediatica del mito del cavallo, scelto dalla società Campari per uno dei suoi più celebri liquori, Jägermeister. Il marchio aveva già fatto parlare di sé negli anni settanta e novanta per i suoi slogan d’effetto (“con J. digerisco anche mia suocera!”) o per le sue icone di bellezza maschile ancora portavoci di esclamazioni audaci (Raz Degan esclamava impudentemente: "Non bevevo Jägermeister perché... sono fatti miei!").

Nello spot 2013, invece, due uomini sistemano di sera, in un museo vuoto, la scultura di un cervo e, postala al centro della sala dopo averla trascinata su rotelle, si allontanano.

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