Qualche appunto in risposta a «Chi, cosa resisterà mai a tempestas e a vetustas?» Cic. Arat. fr.2 (N. Ciano)

Scritto da Giulia Fanti.

This paper aims to be an addition to Dr Ciano’s reading of fr. 2 of Cicero’s Aratea. Cicero’s philosophical background will be the starting point for a satisfactory interpretation of tempestas, in the meaning of ἐκπύρωσις: the young Cicero would be here rejecting it, employing the same scenario of fire and stars that we will encounter, one century later, in Seneca’s works. Lucretius’ employment of the word tempestas with the meaning of ‘violent motion’ at the origin of the cosmos would validate this hypothesis further. Moreover, we shall discuss how the mundus and the insignia caeli that Cicero regards unshakeable are nothing but the divine power of the whole cosmos, according to the very Aristotelian-Stoic doctrine.

 

Questo contributo si propone di completare la lettura, offertaci dalla dott.ssa Ciano, del fr. 2 degli Aratea ciceroniani. Il retroterra filosofico di Cicerone è il punto di partenza per una convincente lettura di tempestas nel significato di ἐκπύρωσις, che il giovane Arpinate, avvalendosi di uno scenario igneo e sidereo adottato ad un secolo di distanza anche da Seneca, confuterebbe nei versi del fr.2. L’impiego lucreziano di tempestas in riferimento ad un moto violento e turbinoso all’origine del cosmo contribuisce ad avvalorare questa ipotesi. Inoltre, vedremo come quel mundus e quegli insignia caeli che Cicerone definisce qui indistruttibili altro non sono, secondo la più genuina dottrina Aristotelico-Stoica, che la forza divina motrice del cosmo intero.

 

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