La festosa invasione dei Satiri in Sicilia

I Satiri hanno invaso pacificamente la Sicilia, e ancora vi dimorano, a differenza dei celebri Orsi del capolavoro buzzatiano (Buzzati [1945]): la loro presenza sull'isola non è solo una tradizione mitica, ma anche una pratica scenica moderna - sin dal primo Novecento - che vale la pena di rievocare. Fra i drammi satireschi l'unico integro, il Ciclope di Euripide, spicca naturalmente per adattamenti e allestimenti ed è il più amato dai siciliani, forse anche per la tradizionale ambientazione etnea. Non a caso è il solo dramma antico che abbia ispirato a Pirandello una riscrittura, e proprio in dialetto siciliano, pubblicata per la prima volta nel 1918 (Pagliaro [1967]).

 

Il magnifico testo pirandelliano diviene uno splendido spettacolo, prodotto dall’INDA, nel maggio 2005: ospitato prima nel teatro greco di Palazzolo Acreide, poi in altri siti archeologici dell’isola, premiato all’epoca da grande successo e celebrato dalla critica (si veda ad esempio Andrea Camilleri, Totò contro i ciclopi, «la Stampa», 14 maggio 2005). Qui il palermitano Vincenzo Pirrotta, nelle doppie vesti di regista e interprete di Ulisse, affronta un coro di satiri scatenati, selvaggi e rumorosi, vestiti di pelli e armati di tamburi, che scendono per la cavea, dilagano nell’orchestra, conquistano il pubblico insieme con un degno Sileno (Filippo Luna) e un enigmatico Ciclope (Giovanni Calcagno).

 

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