L’ANTICHITÀ “CRUDELE”. Etruschi e Italici nella letteratura italiana del Novecento

MARTINA PIPERNO, L’antichità “crudele”. Etruschi e Italici nella letteratura italiana del Novecento, Carocci (Lingue e Letterature Carocci, 310), Roma 2020,E. 19 (ISBN 9788843098859).

 

Introduzione. «Un’antichità più misteriosa e crudele»

1. La questione del “Dante etrusco”: radice, eredità, razza (1874-1941)

Letteratura/Dalla critica letteraria alla propaganda

2. Itinerari sepolcrali etrusco-italici: ricordanza, catabasi, oblio (1922-48)

Sepolcri etruschi, ricordi leopardiani/La nekyia di Savinio e il Leopardi “etrusco”/«Favole etrusche»: storia, mistero, lacuna

3. Carlo Levi rilegge Virgilio e Vico: periferie, diversità, conflitto (1934-66).

Geografia poetica: un’alterità interna/I vinti dalla storia

4. Bassani e l’Etruria: antichità, latenza, rimozione (1962-78)

Tutto inizia a Cerveteri: sul Prologo a Il giardino dei Finzi-Contini/On The Road sull’Aurelia: spazi e strade bassaniane/Dal reperto al ricordo

Bibliografia

Fonti

Bibliografia secondaria

 

Gli Etruschi e gli altri popoli dell’Italia antica hanno lasciato tracce più misteriose e più inquietanti dei Romani conquistatori. Mentre la cosiddetta “classicità” greca e romana ci parla attraverso numerose fonti, gli Etruschi e gli Italici risultano di sconcertante laconicità, in quanto le fonti della loro storia sono per lo più indirette e scritte in altre lingue. Questa antichità remota, «più misteriosa e crudele» (come la descrive Carlo Levi), ha stimolato per secoli l’immaginazione degli scrittori. Nella letteratura italiana del Novecento l’immagine dell’Italia antica e gli spazi della sua memoria (necropoli, siti archeologici, antiche città, rovine) diventano spesso strumento di articolazione dei temi della perdita, del lutto, della sparizione, dell’estinzione, ma anche di rinascita e persistenza. Studiando quattro casi di ricezione della storia dell’Italia antica nella letteratura italiana dalla fine dell’Ottocento agli anni Settanta del Novecento, il volume fornisce un esempio della profondità teorica e dell’ampiezza del raggio di interesse di quest’area ancora poco esplorata della sopravvivenza dell’antico, aprendo così nuove prospettive di ricerca.