L’ Ara Pacis di Augusto e la campagna elettorale per le elezioni amministrative, del 2006, del Comune di Roma

Scritto da Gabriella De Marco. Pubblicato in: Arti visive

Il 21 aprile del 2006, ricorrenza del Natale di Roma, il sindaco Walter Veltroni inaugurò il nuovo Museo dell’Ara Pacis progettato dall’architetto statunitense Richard Meier. L’edificio sostituiva la precedente teca realizzata da Vittorio Ballio Morpurgo, tra il 1937 e il 1938, per la committenza di Benito Mussolini. A far da sfondo alla cerimonia del 2006, accompagnata da molte polemiche, il clima “infuocato” della campagna politica per l’elezione, imminente, del sindaco della capitale. Campagna elettorale che, sia nella costruzione del consenso sia nella creazione di un eventuale dissenso nei confronti della giunta in carica, vide al centro del dibattito elettorale anche l’edificio di Meier. L’autrice, dunque, a partire da questa evidenza, analizza nel saggio l’attenzione da parte della politica nei confronti di un progetto che solo ad una lettura disattenta risulta circoscritto all’archeologia, all’urbanistica e all’architettura. Una riflessione, quella proposta da Gabriella De Marco, sollecitata dagli strumenti metodologici della storia dell’arte. Lo scritto, quindi, non è centrato sull’analisi dell’edificio di Meier, sulle modalità dell’assegnazione dell’incarico e sulle altre questioni tecniche su cui esiste un’ampia e qualificata letteratura scientifica, ma sull’uso della storia, dell’archeologia e dell’urbanistica come forma attuale di comunicazione politica ed elettorale. 

On 21th April 2006, anniversary of the founding of Rome, the Major Walter Veltroni inaugurated the new Ara Pacis Museum designed by the American architect Richard Meyer. The building replaced the previous shrine created by Vittorio Ballio Morpurgo, between 1937 and 1938, and commissioned by Benito Mussolini. Background of the 2006 ceremony, not without controversy, was “the fiery climate” of the political campaign for the election of the Mayor of the city. Election campaign that put in the middle of the political clash, and of the political debate, the Museum designed by Meier. Therefore, in the essay, Gabriella De Marco analyzes the attention by the contemporary politic towards a cultural project that only a distracted reading may narrow to the specific context of the archaeology, the history and the urban planning. The author proposes a reflection conducted through the methodological tools of the history of art. The text, therefore, is not built on the analysis of the Museum of Meier and on the other technical matters, on which there is a wide and qualified scientific literature, but on the use of history, archaeology, and urban planning as a current form of political and electoral communication.

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