Saperi umanistici e valutazione - II. La ricerca: per una valutazione della qualità

Scritto da Maurizio Bettini. Pubblicato in: Se ne parla oggi

Questo mio breve intervento non può che cominciare con una riflessione sulla parola che campeggia al centro della nostra comune riflessione: “valutazione”. Si tratta di un sostantivo astratto derivato da “valuta”, che propriamente designa “la determinazione del valore di un bene ragguagliato in moneta”. Abbiamo dunque a che fare con un termine che ci viene dalla sfera economico-finanziaria, così come dalla sfera economico-finanziaria derivano però anche molte altre parole chiave relative all’odierna prassi universitaria. Alla “valutazione” dell’ANVUR sottoponiamo non articoli o libri, ma “prodotti”; i nostri corsi non si dividono più in fondamentali e complementari ma hanno un “valore” che si misura in “crediti”, e tutti insieme non costituiscono più il programma degli insegnamenti, ma forniscono la “offerta” formativa dell’Ateneo. Un compatto manipolo di metafore tratte dal mercato ha dunque occupato l’immagine che ricerca e insegnamento universitari offrono di sé al mondo esterno. Sappiamo bene, però, che qualsiasi sistema di rappresentazione metaforica della realtà – specie se derivato da una sfera culturale dominante, qual è oggi quella del mercato – finisce per agire sulla sostanza stessa di questa realtà, rendendola sempre più simile a ciò che la rappresenta.

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