Latino e informatica: una proposta di et … et nella società dell’aut … aut

Scritto da Alice Borgna. Pubblicato in: Orizzonti

L’intervento prende in considerazione vari aspetti della biblioteca digitale DigilibLT (Digital Library of late antique Latin Text), illustrando non solo le sue funzioni, ma anche le problematiche incontrate nelle fasi di progettazione, al fine di mostrare come l’arricchimento scientifico di un prodotto digitale non si limiti alle sue possibilità di utilizzo, ma si sviluppi anche a partire dalle riflessioni necessarie alla sua realizzazione. 

Ulteriore approfondimento sarà poi dedicato alla valenza formativa di un progetto che combina un forte contenuto disciplinare ai più recenti approcci delle Digital Humanities. In un panorama globale in cui gli studi umanistici attraversano una fase di seria crisi, sempre più spesso il mercato del lavoro richiede anche al curriculum accademico di un classicista la presenza di competenze digitali, un’esigenza che, tuttavia, non di rado si scontra con il legittimo desiderio di non vedere snaturata la propria formazione. Tra le varie soluzioni possibili si propone la positiva esperienza maturata dal progetto, derivata dalla ferma volontà di mantenere all’interno del gruppo ogni passaggio della lavorazione dei testi. La conseguente necessità di costituire una squadra ampia e composita ha così reso DigilibLT un vero e proprio investimento sui giovani, protagonisti di un progetto formativo ad ampio raggio che ha coinvolto dagli assegnisti post-dottorato fino ai liceali dei progetti di alternanza scuola-lavoro. 

Le nuove risorse della e-philology per l’edizione dei testi classici

Scritto da Concetta Longobardi. Pubblicato in: Orizzonti

Il contributo mette in luce i vantaggi del connubio fra competenze della e-philology e dei metodi di scrittura XML (eXtensible Markup Language) – TEI (Text Encoding Initiative) con la formazione filologica ai fini di nuove e più soddisfacenti edizioni critiche dei testi antichi. Si verifica difatti sovente, per quei testi che presentano secolari stratificazioni, che le edizioni a stampa non risultino soddisfacenti, mentre l’edizione XML consente di presentare un testo molto più aderente alla realtà testuale dei manoscritti. Al fine di valutare le potenzialità degli strumenti elettronici si considerano esemplificativamente alcuni progetti attualmente in corso. 

Il pensiero politico antico alla prova della società multiculturale: alcune riflessioni sulla trasmissione della cultura greca e romana nell’era globale

Scritto da Fausto Pagnotta. Pubblicato in: Orizzonti

Il fenomeno chiamato globalizzazione ha creato uno spazio aperto a livello mondiale nel quale milioni di esseri umani che appartengono a etnie e tradizioni culturali diverse entrano in contatto tra loro spesso in tempo reale grazie a Internet e alle nuove tecnologie digitali dell’informazione e della comunicazione. Nel nuovo spazio globale e multiculturale che si è creato molte persone, soprattutto i giovani, si possono chiedere quale sia il senso di studiare i testi classici della storia del pensiero politico antico greco e romano. Innanzitutto pensiamo che sia importante studiare i testi classici del pensiero politico greco e romano perché le democrazie moderne sono debitrici nei confronti della cultura greca e romana per l’elaborazione di alcuni concetti fondamentali per la cultura politica occidentale quali ad esempio quello di democrazia, di libertà di parola, di equità, di bilanciamento e di separazione dei poteri, di limite del potere politico. Inoltre oggi in Occidente e in Europa assistiamo alla diffusione di idee estremiste, integraliste e xenofobe che rifiutano qualsiasi forma di alterità, per questo è importante studiare i testi classici del pensiero politico antico greco e romano perché in questi testi sono espresse e comparate molte e differenti idee politiche; in questo modo la lettura e lo studio dei classici del pensiero politico greco e romano può essere un esercizio di pluralismo culturale. 

«Quid est sanctius?» Domus: figura dell’identità del civis Romanus in Cicerone

Scritto da Annunziata Miriam Biancucci. Pubblicato in: Orizzonti

La riflessione che la cultura romana ha sviluppato attorno all’idea di casa mostra che la domus è una singolare chiave di lettura dell’identità sociale e morale del civis. Questo contributo si propone di indagare i significati culturali della casa romana attraverso la rappresentazione di Cicerone: partendo dall’analisi dei paragrafi 138 e 139 del primo libro del De officiis, si affronterà il motivo del rapporto fra ethos e locus che, insieme al tema del destino della domus dominis mutatis, presente in Cicerone (off. 1, 139) e in Plinio il Vecchio (nat. hist. 35, 7), consentirà di enucleare il valore della domus quale “luogo di memoria” dei mores e delle virtutes dei boni cives. Passando alle orazioni d’invettiva politica, vedremo delinearsi un modello negativo che annulla le funzioni culturali della domus ed è rappresentato dall’habitare magnifice di Clodio, nonché dalle case di Catilina e Antonio. L’indagine sui significati culturali della domus proseguirà adottando quale chiave di lettura il motivo della sua distruzione: l’analisi della descrizione delle domus captae di Pompeo (Phil. 2, 68) e di Cicerone (dom. 62-63) sarà volta a rilevare le peculiari modalità attraverso le quali l’oratore rappresenta la violenza alle case dei boni cives come espressione della natura empia del bellum civile.