L’importanza di essere Maestri scomodi e stravaganti

Scritto da Luigi Spina. Pubblicato in: Pagina

Celebrare un Maestro – sto parlando di mondo universitario, di Accademia – può essere facile, ma anche impegnativo. A volte sono quasi i Maestri stessi (ancora in vita) a togliere le castagne dal fuoco, intervenendo a giornate di studio durante le quali saranno letti interventi a loro dedicati o ispirati, che diventeranno poi contributi di volumi, segno di continuità di scuola e di felici rapporti accademici. Niente di male, per carità, solo che col tempo, e con la trasformazione del mondo (anche universitario), se ne sente (o almeno io ne sento) sempre più la ripetitività, molto spesso la conformità a uno schema ormai logoro.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Kevin Spacey legge Il Pugile di Gabriele Tinti

Scritto da Gabriele Tinti. Pubblicato in: Scena

Gabriele Tinti, del quale abbiamo già pubblicato alcuni testi, ci ha trasmesso notizia della performance di Kevin Spacey.
Ritenendo che essa sia di interesse per i nostri lettori, pubblichiamo il link del video sulla sezione Presenze Classiche – Scena di ClassicoContemporaneo e, nel PDF allegato, le relative informazioni forniteci dallo stesso Tinti.

La Redazione di ClassicoContemporaneo

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Discorrendo su Il primo re

Scritto da Nicola Terrenato. Pubblicato in: Scena

La tentazione di rimarcare inesattezze in un film (o in un romanzo) ambientato in un periodo che si conosce bene è forte per tutti.

Come però sa chiunque si sia lasciato andare al facile piacere di deridere e criticare, si diventa rapidamente stucchevoli. In senso più ampio, atteggiamenti di questo genere non aiutano la causa delle discipline intellettuali, specie in questi tempi difficili. Confesso che mentre guardavo Il primo re in un DVD italiano faticosamente fatto arrivare in America, non ho potuto evitare di sbuffare di fronte a asce, maschere e altra cultura materiale di cui non esiste conferma archeologica. Passato però il primo moto di pedanteria contro i trovarobe fantasiosi, mi sono reso conto dell’assurdità di esercizi di questo tipo, specialmente nel caso di un film che rielabora materiale prevalentemente mitico. Non ci metteremmo certo a disquisire di quale tipo di clava debba essere armato un Ercole di celluloide.

Anche se nel caso del racconto sulla fondazione di Roma non sono mancati tentativi più arditi di enuclearne radici storiche1, essi si sono dovuti certamente fermare di fronte a componenti della narrazione dichiaratamente soprannaturali, come l’allattamento della lupa o l’ascensione di Romolo al cielo in una tempesta.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Il primo re

Scritto da Claudio Salone. Pubblicato in: Scena

«Un Dio che può essere compreso non è un Dio». La citazione iniziale da W.S. Maugham contiene già la ragione di tutto il film.

Perché di film “religioso” si tratta, più che di film storico, esperito nella polarità tra i due fratelli gemelli Remo e Romolo che, come accade per la tragedia greca, sono tratti dal racconto mitico, ma assumono statura di paradigma universale del destino umano e, in questo caso in particolare, del rapporto tra Uomo e Potere, Uomo e Natura, Uomo e Mistero Divino.

Tale impostazione “metafisica” ha probabilmente determinato altresì un certo carattere di eccessivo primitivismo della narrazione filmica, che collide almeno in parte con il dato consegnatoci dall’archeologica e dalle fonti (il Lazio tiberino nell’VIII secolo a.C. era già venuto in contatto con le civiltà greca ed etrusca), il quale ci restituisce condizioni di vita assai meno brutali e selvagge.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Note sul Primo re

Scritto da Carlo Pavolini. Pubblicato in: Scena

Tutta la prima ora de Il primo re è molto buona: detto altrimenti, tutto il primo tempo, per chi abbia visto il film in una di quelle sale che conservano l’usanza di suddividere la proiezione in due tempi, separati da un intervallo nel quale si riaccende la luce. La scena dell’esondazione del Tevere è di grande impatto e introduce subito lo spettatore in un passato diverso e distante, in cui anche le forze della natura sembrano presentarsi allo stato puro, in tutta la loro veemenza devastatrice. Allo stesso effetto concorrono il latino arcaico “di ricostruzione” parlato dai personaggi (una delle scelte più interessanti dell’opera) e tutta la lunga sequenza nella quale il gruppo guidato da Remo attraversa la foresta, con le sue paludi mortifere, la nebbia, le voci degli animali o degli spiriti, il terrore superstizioso che si insinua negli animi di questi uomini primitivi. A molti ha dato fastidio la violenza estrema delle scene di battaglia e di scontro fisico, in cui gli interpreti si rotolano nel fango e si massacrano, a volte a mani nude o a morsi, lanciando urla disumane: e tuttavia io credo che qui il regista abbia voluto consapevolmente adottare una maniera iperrealista, da manga giapponese, il che, tutto sommato, non stona nel contesto generale dell’operazione.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

La foresta urbana de Il primo re

Scritto da Federico Passi. Pubblicato in: Scena

Il primo re (Rovere 2019) rivisita la parte finale della leggenda di Romolo e Remo e concentra l’attenzione sulla relazione tra i due fratelli, prendendo spunto, come dichiarato dagli autori, dal conflitto familiare urbano presente in Rocco e i suoi Fratelli (Visconti 1960). Manca, viceversa, la tradizionale messa in scena della “fondazione della città” a cui, nei secoli, questa leggenda è stata legata. Non si vede la futura polis, né il volo degli uccelli in base al quale sarebbe stato scelto il luogo della fondazione e manca la tracciatura del perimetro del ‘pomerio’, la zona sacra della città, che avrebbe scatenato lo scontro mortale tra i due fratelli, qui sostituito dal confine del fuoco sacro sulla riva del fiume Tevere. Il film compie uno spostamento verso una rappresentazione pre-urbana, ma allo stesso tempo recupera il riferimento intratestuale a due personaggi “tragici” viscontiani come Rocco e Simone legati alle dinamiche dell’inurbamento degli anni Cinquanta. In questo doppio movimento, messa fuori quadro della città, e inserimento di un conflitto di origine urbana si possono leggere due piani discorsivi su cui comunica il film: ricostruire il mito per raccontare un presente che ne è privo. In questo senso lo scenario prevalentemente selvaggio e naturalistico, e in particolare il tema centrale della foresta, non possono non evocare un archetipo ferino che ha il suo opposto discorsivo nella polis. E le tensione della città assente riemergono nella violenza visiva degli scontri e nelle scene allucinate della foresta.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Il [vero?] primo Re

Scritto da Valentino Nizzo. Pubblicato in: Scena

1. Antefatti: prima del primo re

Molti di quelli che appartengono alla generazione vissuta tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’80 ricordano probabilmente le miniserie televisive Odissea ed Eneide coprodotte dalla Rai e andate in onda, rispettivamente, nel 1968 e nel 1971-72, con numerose repliche cadenzate negli anni e decenni successivi e una fortuna che si protrae ancora grazie alla disponibilità di tale materiale su canali digitali come Raiplay.

Chi scrive, pur essendo nato alcuni anni dopo la prima messa in onda, è stato sin da bambino tra gli spettatori appassionati di tali opere. Difficile dire con esattezza di quale delle innumerevoli messe in onda, ma senza dubbio a ogni loro visione l’incanto e l’impressione sono sempre rimaste immutate, sebbene sul piano tecnico e degli “effetti speciali” alcune scene possano forse apparire ingenue, pur avendo alle spalle maestri straordinari al principio della loro carriera come Carlo Rambaldi (premio Oscar per Alien ed E.T., responsabile degli effetti speciali dell’Odissea) e Vittorio Storaro (Oscar per Apocalypse Now, Reds e L’ultimo imperatore e direttore della fotografia dell’Eneide).

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Strutture narrative nel Primo re

Scritto da Domitilla Campanile. Pubblicato in: Scena

Intenderei esordire con un testo che, con ritocchi minimi, potrebbe costituire una tra le migliori presentazioni del Primo re e del suo regista; cercherò, poi, di identificare alcune strutture narrative presenti nel film1.

Questo è il testo: «Le leggende che corrono circa l’età anteriore alla fondazione di Roma o circa la fondazione stessa, più convenienti a racconti di poeti che a una fedele e documentata opera di storia, non mi sento né di accettarle né di respingerle. Alle antiche età si suole fare questa concessione, di rendere più venerabili i primordi delle città mescolando l’umano col divino; se mai a un popolo deve essere lecito il fare sacre le sue origini e il riportarne agli dei la fondazione, tanta è la gloria di guerra del popolo romano, che se esso ama vantare Marte come padre suo e del suo fondatore, le umane genti dovrebbero sopportare ciò altrettanto di buon animo come ne sopportano l’impero...

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Il primo re. Impressioni

Scritto da Francesca Boldrighini. Pubblicato in: Scena

Essendo archeologa e lavorando proprio sul Palatino, il colle simbolo delle origini di Roma, l’uscita del film Il primo re e le sue numerose recensioni positive (cito, tra le molte, l’intervista del giornale TPI news) non solo in Italia, ma anche all’estero, mi hanno piacevolmente colpito e molto incuriosito. Che un film, e per di più di produzione italiana, porti sul grande schermo un simile argomento, in un momento in cui gli studi storici rischiano di essere espulsi dalla scuola e sono in forte declino nel mondo accademico, mi è sembrata un’iniziativa lodevole e quasi commovente. Lodevole è certamente anche, agli occhi di uno studioso dell’antichità, il rigore scientifico cercato da regista e sceneggiatori, che si sono avvalsi di consulenze universitarie, in particolare di supporto filologico per la ricostruzione del latino arcaico, ed hanno profuso un notevole impegno nel cercare di ricostruire le caratteristiche umane ed ambientali dell’epoca arcaica. Interessante è anche il tentativo, molto curato, di sottolineare l’importanza nel mondo antico del numinoso e del rituale, parte centrale nella cultura e nella politica dell’antica Roma, come illustrano le ricerche di John Scheid sull’argomento, in contrasto col pensiero corrente, spesso ispirato nelle sue varie sfumature ad un semplicistico positivismo....

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Un primo re pieno di contraddizioni

Scritto da Maurizio Bettini. Pubblicato in: Scena

Ho visto Il primo re, il film che Matteo Rovere ha dedicato a Romolo e Remo. E ho immediatamente pensato al mito. Cioè a quel tipo di storia che non viene raccontata una volta per sempre, ma muta e si rinnova da una versione all’altra. Soprattutto, però, a ogni variante il mito viene rielaborato secondo le categorie e i gusti della cultura che lo accoglie: la Medea di Euripide non è certo quella di Pasolini, così come non era neppure quella di Seneca. Quanto a Edipo, c’è una bella differenza fra il bambino abbandonato sul Citerone, con i piedi legati o inchiodati, in attesa di diventare l’omicida (involontario) del padre non che il marito (altrettanto involontario) di sua madre, e il bambino “edipico” di Freud, che desidera sbarazzarsi del padre per unirsi alla madre. Nella variante edipica di Freud, infatti, quell’antico bambino era entrato a far parte di una cultura che temeva (e bramava) il sesso tanto quanto aveva (ufficialmente) orrore della violenza. Ma è inutile continuare con gli esempi, si sa che i racconti mitologici, quelli che gli antichi ci hanno lasciato in eredità, vivono della loro continua metamorfosi. Che ne è dunque dei gemelli romani, Romolo e Remo, nell’ultima versione del loro mito? A quali categorie si conformano?

Come sono anticlassiche le origini di Roma

Scritto da Roberto Andreotti. Pubblicato in: Scena

Di fronte a un nuovo film sulla nascita di Roma scatta sùbito in noi il riflesso “scolastico” delle fonti storiche e letterarie: a chi si è attenuto Matteo Rovere nello stendere la sceneggiatura de Il primo re? Plutarco? Dionigi di Alicarnasso? Tito Livio? Con quale grado di “fedeltà”? E che razza di “latinorum” è quello – laconico, arcaizzante ma per forza di cose anacronistico – proferito o spesso biascicato dagli attori? (per fortuna di tutti, non solo dei meno avvezzi alla lingua di Cicerone, ci sono i sottotitoli).

A proposito de Il primo re

Scritto da Carmine Ampolo. Pubblicato in: Scena

Da studioso delle origini di Roma e da curatore dell’edizione della Vita di Romolo di Plutarco mi trovo contemporaneamente in imbarazzo e compiaciuto davanti a “Il primo re”. Non posso liberarmi da una sorta di corazza culturale davanti ad un film – che peraltro ho apprezzato – che proprio nella “sauvagerie” della rappresentazione rivela in realtà molta più cultura di quanto sembra in apparenza. La visione che esso offre è profondamente originale e innovativa, rispetto all’immagine mitica della nascita di Roma, ma riesce in qualche modo a coglierne alcuni aspetti centrali. Per dirla con un esempio: non c’è la lupa ma ci sono i pastori e i guerrieri. Scelgo solo alcune suggestioni suscitate dalla visione del film.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

La lingua de Il Primo Re

Scritto da Luca Alfieri. Pubblicato in: Scena

È bene precisare sin d’ora che ciò di cui voglio parlare non è Scienza, né pretende di esserlo. Si tratta, semmai, di un esperimento – speriamo non infelice – di ricerca applicata o “industriale” nell’ambito delle scienze umane. Ma procediamo con ordine.

Un giorno – siamo nell’aprile del 2018 – mi cerca un mio compagno di scuola, che non sentivo da anni, il regista e produttore Matteo Rovere, e mi racconta una sua idea: vuole girare un film sulla fondazione di Roma; ma vuole che sia un film profondamente innovativo, nel tono e nel messaggio. In genere – mi dice –, i film sulla Roma antica sono ambientati tra la tarda età repubblicana e l’età imperiale (con poca differenza – aggiungerei io – tra Cesare, Commodo e Costantino). L’immagine di Roma che emerge da questi film, quando non è decadente, come nel Satyricon di Federico Fellini (1969) o nel Gladiatore di Ridley Scott (2000), è un’immagine imperiale e patinata, celebrativa e un po’ stantia, più neo-classica che classica in senso proprio, come quella proposta da T. Wyler in Ben-Hur (1959) o da S. Kubrick in Spartacus (1960). Ecco, il regista si proponeva sostituire questa immagine vulgata della Roma imperiale “toghe e colonne” con un’immagine nuova, cruda, barbarica e primitiva – e, dunque, più “originaria” –, che da una parte riportasse la fondazione di Roma a una cultura materiale più vicina a quella effettivamente attestata in molti insediamenti laziali del ferro tardo, e dall’altra ammiccasse all’atmosfera mitico- barbarica di alcune recenti serie TV, come Vikings o Il Trono di Spade (credo, tra l’altro, che per gli aspetti archeologici il regista avesse svolto delle sue ricerche, in cui mi sembra si possa intravedere la lontana eco dei lavori di Piganiol, Mazzarino e Giusto Traina).

...

Il primo Re. Una discussione a più voci

Scritto da Giuseppe Pucci. Pubblicato in: Scena

Il 31 gennaio di quest’anno è uscito nelle sale Il primo re, quarto lungometraggio del regista Matteo Rovere (classe 1982). Il film è incentrato sul mito della fondazione di Roma e racconta la vicenda di Romolo e Remo, fino al fatale fratricidio1.

Questa in breve la trama:

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Quo vadis? in comics

Scritto da Giuseppe Pucci. Pubblicato in: Arti Visive e Comunicazione

The paper examines the comic versions – spanning from the second half of XX century to our days – of Sienkiewicz’ Quo vadis?, a novel that has enormously contributed to popularize ancient Rome with the general public.

Although they compress, change or even distort the literary work, such re-mediations may succeed in conveying a new meaning.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Ovidio al Quirinale

Scritto da Pierluigi Leone Gatti. Pubblicato in: Arti Visive e Comunicazione

A proposito della mostra e del catalogo Ovidio. Amori, miti e altre storie, a cura di F. Ghedini con V. Farinella, G. Salvo, F. Toniolo, F. Zalabra, Napoli : Prismi / L’Erma di Bretschneider 2018.

Dal 17 ottobre al 20 gennaio 2019 è stata aperta al pubblico la mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie, curata da Francesca Ghedini, una mostra ricchissima e a tutto tondo, in una parola stupenda. In essa sono stati esposti 213 oggetti di età e provenienza differente: da vasi greci e magnogreci del V sec. a.C. fino alla Mort d’Hippolyte di Joseph Désiré Court del 1825.

L’evento si inseriva nel più ampio quadro delle celebrazioni del bimillenario che in Europa hanno reso omaggio al poeta, tuttavia esso è stato forse l’unico di così ampio respiro.

...

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

I problemi del mucchio di Alcuino di York: resoconto di un progetto didattico interdisciplinare

Scritto da Pietro Li Causi, Erasmo Modica. Pubblicato in: Dossier

Il presente contributo rende conto di un’Unità di Apprendimento su Alcuino di York svolta nella classe II sez. D del Liceo Scientifico “S. Cannizzaro” di Palermo. L’attività ha interessato il secondo periodo dell’a. s. 2018-19, da gennaio a maggio, coinvolgendo principalmente i docenti di Matematica e Latino, e si è conclusa con la pubblicazione su una pagina web auto- prodotta della traduzione cooperativa (in italiano, e in linguaggio algebrico) di un gruppo scelto di problemi tratti dalle Propositiones ad acuendos juvenes.

L. Russo, Perché la cultura classica. La risposta di un non classicista, Mondadori Libri, Milano 2018

Scritto da Mariantonietta Paladini. Pubblicato in: Dossier

A partire dalla sua La rivoluzione dimenticata, che suscitò un grandissimo interesse degli studiosi di entrambe le “due culture” e del più vasto pubblico nel 1996, questo libro è l’esito più maturo di una riflessione iniziata molti anni orsono, nel quale l’autore intende tirare le somme di un lavoro multiforme, cimentatosi in diversi campi del sapere e durato tutta una vita, ma sempre approdato ad un risultato univoco: la necessità di “passare prima” dai classici per capire qualunque aspetto della nostra cultura, anche di quella scientifico-matematica, che rappresenterebbe, ma solo sulla carta, la precipua sfera di competenza dell’Autore. Infatti, questo libro denota ancora una volta il possesso di una cultura enorme, che si muove tra la lingua greca e la matematica, il diritto e la cosmologia, la storiografia e la meccanica quantistica, che si è sedimentata a lungo fino a creare le condizioni per parlare dei suoi “massimi sistemi”, e del concetto stesso di cultura e di civiltà, di progresso e regresso culturale (cap. XII). I contenuti sono solo apparentemente semplici, e, se lo stile scorrevole ne rende più agevole la comprensione, vi si annidano affondi di livello altamente scientifico che solo una conoscenza analitica e prolungata può aver prodotto. Il risultato è efficace, sia per chi si accosta al testo con curiosità, sia per chi è già classicista, sia per chi detiene il possesso di una cultura scientifica, ma è molto o troppo poco sensibile ai richiami del classico e alle radici storiche della scienza tout court: ciascuno troverà comunque molto da imparare. 

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Inventare ad Atene, realizzare nel Mediterraneo. Dedalo, uno “scienziato” esule in Italia

Scritto da Eduardo Federico. Pubblicato in: Dossier

L’articolo esamina la tradizione del mitico inventore e artigiano ateniese Dedalo, in particolare le sue peregrinazioni nel Mediterraneo. Dedalo è un inventore ad Atene e straordinario artigiano nelle diverse aree da lui raggiunte (Creta, Sicilia, Sardegna, Cuma). I suoi viaggi non solo diffondono tecniche e conoscenza, ma sono anche determinati da condanne ed espulsioni. Dedalo era noto per i primi più importanti lavori di costruzione e di idraulica sul territorio italiano. Per difendere il primato degli Italiani, Angelo Mazzoldi, nel 1840, riteneva che Dedalo non fosse un greco, ma un antico italiano nato nelle regioni meridionali della penisola.

The article examines the tradition of the mythical inventor and Athenian craftsman Daedalus, especially his wanderings in the Mediterranean. Daedalus is an inventor in Athens and extraordinary craftsman in the various areas reached (Crete, Sicily, Sardinia, Kyme). His travels do not only spread techniques and knowledge, but are also caused by convictions and expulsions. Daedalus was known for the first major construction works and of plumbing on the Italian territory. To defend the primacy of the Italians, Angelo Mazzoldi, in 1840, believed Daedalus not a Greek, but an ancient Italian born in the southern regions of the peninsula. 

Documento senza titolo

Scarica l'articolo completo

Articolo completo

Fai clic sull'icona del file a lato
per scaricare l'articolo completo
in formato Acrobat PDF.

 

Scarica l'articolo completo

Per poter scaricare l'articolo completo devi essere un utente registrato e devi aver effettuato il login. Se non sei un utente registrato puoi registrarti gratuitamente.

Incontri tra letteratura e scienza

Scritto da Rosanna Valenti. Pubblicato in: Dossier

Alla fine degli anni ’50 del secolo scorso il chimico e scrittore inglese Charles Percy Snow denuncia la separazione ormai consumata tra le due culture. Il chimico e scrittore italiano Primo Levi non ci sta a subirla, quella vera o presunta separazione, e scrive: «Sovente ho messo piede sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura scientifica con quella letteraria scavalcando un crepaccio che mi è sempre sembrato assurdo». Poi spiega che a suo parere questa separazione tra cultura scientifica e cultura umanistica, se c’è, è «una schisi innaturale, non necessaria, nociva, frutto di lontani tabù e della controriforma […] Non la conoscevano Empedocle, Dante, Leonardo, Galileo, Cartesio, Goethe, Einstein, né gli anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, né Michelangelo; né la conoscono i buoni artigiani d’oggi, né i fisici esitanti sull’orlo dell’inconoscibile».