I problemi del mucchio di Alcuino di York: resoconto di un progetto didattico interdisciplinare

Scritto da Pietro Li Causi, Erasmo Modica. Pubblicato in: Dossier

Il presente contributo rende conto di un’Unità di Apprendimento su Alcuino di York svolta nella classe II sez. D del Liceo Scientifico “S. Cannizzaro” di Palermo. L’attività ha interessato il secondo periodo dell’a. s. 2018-19, da gennaio a maggio, coinvolgendo principalmente i docenti di Matematica e Latino, e si è conclusa con la pubblicazione su una pagina web auto- prodotta della traduzione cooperativa (in italiano, e in linguaggio algebrico) di un gruppo scelto di problemi tratti dalle Propositiones ad acuendos juvenes.

L. Russo, Perché la cultura classica. La risposta di un non classicista, Mondadori Libri, Milano 2018

Scritto da Mariantonietta Paladini. Pubblicato in: Dossier

A partire dalla sua La rivoluzione dimenticata, che suscitò un grandissimo interesse degli studiosi di entrambe le “due culture” e del più vasto pubblico nel 1996, questo libro è l’esito più maturo di una riflessione iniziata molti anni orsono, nel quale l’autore intende tirare le somme di un lavoro multiforme, cimentatosi in diversi campi del sapere e durato tutta una vita, ma sempre approdato ad un risultato univoco: la necessità di “passare prima” dai classici per capire qualunque aspetto della nostra cultura, anche di quella scientifico-matematica, che rappresenterebbe, ma solo sulla carta, la precipua sfera di competenza dell’Autore. Infatti, questo libro denota ancora una volta il possesso di una cultura enorme, che si muove tra la lingua greca e la matematica, il diritto e la cosmologia, la storiografia e la meccanica quantistica, che si è sedimentata a lungo fino a creare le condizioni per parlare dei suoi “massimi sistemi”, e del concetto stesso di cultura e di civiltà, di progresso e regresso culturale (cap. XII). I contenuti sono solo apparentemente semplici, e, se lo stile scorrevole ne rende più agevole la comprensione, vi si annidano affondi di livello altamente scientifico che solo una conoscenza analitica e prolungata può aver prodotto. Il risultato è efficace, sia per chi si accosta al testo con curiosità, sia per chi è già classicista, sia per chi detiene il possesso di una cultura scientifica, ma è molto o troppo poco sensibile ai richiami del classico e alle radici storiche della scienza tout court: ciascuno troverà comunque molto da imparare. 

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Inventare ad Atene, realizzare nel Mediterraneo. Dedalo, uno “scienziato” esule in Italia

Scritto da Eduardo Federico. Pubblicato in: Dossier

L’articolo esamina la tradizione del mitico inventore e artigiano ateniese Dedalo, in particolare le sue peregrinazioni nel Mediterraneo. Dedalo è un inventore ad Atene e straordinario artigiano nelle diverse aree da lui raggiunte (Creta, Sicilia, Sardegna, Cuma). I suoi viaggi non solo diffondono tecniche e conoscenza, ma sono anche determinati da condanne ed espulsioni. Dedalo era noto per i primi più importanti lavori di costruzione e di idraulica sul territorio italiano. Per difendere il primato degli Italiani, Angelo Mazzoldi, nel 1840, riteneva che Dedalo non fosse un greco, ma un antico italiano nato nelle regioni meridionali della penisola.

The article examines the tradition of the mythical inventor and Athenian craftsman Daedalus, especially his wanderings in the Mediterranean. Daedalus is an inventor in Athens and extraordinary craftsman in the various areas reached (Crete, Sicily, Sardinia, Kyme). His travels do not only spread techniques and knowledge, but are also caused by convictions and expulsions. Daedalus was known for the first major construction works and of plumbing on the Italian territory. To defend the primacy of the Italians, Angelo Mazzoldi, in 1840, believed Daedalus not a Greek, but an ancient Italian born in the southern regions of the peninsula. 

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Incontri tra letteratura e scienza

Scritto da Rosanna Valenti. Pubblicato in: Dossier

Alla fine degli anni ’50 del secolo scorso il chimico e scrittore inglese Charles Percy Snow denuncia la separazione ormai consumata tra le due culture. Il chimico e scrittore italiano Primo Levi non ci sta a subirla, quella vera o presunta separazione, e scrive: «Sovente ho messo piede sui ponti che uniscono (o dovrebbero unire) la cultura scientifica con quella letteraria scavalcando un crepaccio che mi è sempre sembrato assurdo». Poi spiega che a suo parere questa separazione tra cultura scientifica e cultura umanistica, se c’è, è «una schisi innaturale, non necessaria, nociva, frutto di lontani tabù e della controriforma […] Non la conoscevano Empedocle, Dante, Leonardo, Galileo, Cartesio, Goethe, Einstein, né gli anonimi costruttori delle cattedrali gotiche, né Michelangelo; né la conoscono i buoni artigiani d’oggi, né i fisici esitanti sull’orlo dell’inconoscibile».