Copertina Biblioteca di Classico Contemporaneo

Premessa (Fabio Gasti)

Scritto da Fabio Gasti.

Per i romani res novae è un’espressione forte e inquietante: in particolare negli storiografi, o comunque nelle descrizioni storiche, come sappiamo, la cupiditas o lo studium rerum novarum connota il volgo sedizioso e incostante, spesso preda di capi approfittatori, che convincono a sovvertire l’ordine costituito per un’idea, spesso illusoria, di assetto migliore e più conveniente ai propri tornaconti. Anche quando il senso dell’espressione è sprovvisto di tale portata negativa, l’attrazione per i cambiamenti e per così dire il fascino del nuovo si accompagna alla paura di perdere i punti di riferimento e all’ansia di vivere le novità da protagonisti, o perlomeno cercando di non esserne sconfitti.

La Commissione Società costituita in seno alla Consulta universitaria di Studi Latini ha ravvisato la consonanza di questi atteggiamenti, variamente descritti nella produzione letteraria, con il particolare rapporto della società di oggi con le res novae rappresentate dalle tecnologie digitali, un ambito che sollecita l’attenzione generale, perfino quella di chi non si rivolge con particolare interesse o competenza a queste risorse. In effetti nel mondo in cui ci muoviamo quotidianamente constatiamo come si sia del tutto attuata la “profezia” dell’informatico statunitense Nicholas Negroponte, che esattamente trent’anni fa (Being Digital, New York 1995: opera subito tradotta anche in italiano, Essere digitali), nel momento in cui presentava la rivoluzione digitale, ha immaginato una società in cui il digitale davvero sarebbe entrato a far parte della vita quotidiana, condizionando pervasivamente e a vari livelli il comportamento e per così dire lo stile di vita.

Così, le cosiddette “nuove tecnologie”, ormai di fatto vecchie di decenni, fanno parte già della nostra identità al punto da averci introdotto in un’età senz’altro post-digitale a tutti i livelli che ci impone di conoscere e utilizzare tecnologie sempre più nuove. Dal nostro particolare punto di vista, esse facilmente hanno finito per comprendere classico e moderno in termini quasi inestricabili; nasce pertanto da qui l’idea di presentare e discutere il molteplice rapporto tra questi mondi forzatamente interagenti – il digitale, la nostra società e i nostri studi – e l’immaginario che essi creano, in termini sia tecnici, sia di ricerca, sia didattici, sia sociologici, fra media tradizionali, social network, intelligenza artificiale.

Queste riflessioni hanno costituito la base per l’organizzazione di un convegno nell’ambito del quale alcuni qualificati relatori hanno condiviso i propri studi a riguardo, con l’attenzione rivolta all’approfondimento metodologico, alla possibile applicazione di quelle metodologie nei vari campi dello studio dell’antico, alla divulgazione controllata e appropriata di esse. Pavia, con la sua rete di collegi universitari, è stata individuata come sede dell’incontro e le sessioni, ospitate in successione nella storica Aula Volta dell’Università, nell’Aula Goldoniana del Collegio Ghislieri e nella Sala Convegni del Collegio Santa Caterina da Siena, hanno assistito a un articolato dibattito che di per sé documenta la varietà del tema generale. Proprio per la rilevanza delle tematiche trattate e per la trasversalità di esse, il presente volume di atti intende condividere l’esito di tale dibattito con l’intera comunità scientifica, non soltanto fra latinisti.

Nel dettaglio, un primo gruppo di contributi riguarda la persistenza della lingua e anche, più in generale, della cultura letteraria latina in ambiti diversi della nostra società. Stefano Grazzini ragiona sui principali tratti linguistici e sintattici del latino che la nostra lingua in vari modi e ambiti perpetua per via letteraria e scolastica, Renato Oniga, sul terreno della linguistica, dimostra come la lingua latina abbia rappresentato nel Novecento un campo di confronto sui piani teorico e pratico per vari modelli linguistici, Guido Milanese esamina la prospettiva di quello che nel 1978 Francesco Della Corte aveva chiamato “approccio globale” al latino per dimostrarne l’attuale potenzialità a comprendere le basi della cultura europea, Alice Borgna rileva la contraddizione fra il forte interesse che la società attuale mostra per l’antica Roma e lo statuto riconosciuto agli operatori scientifici e i ricercatori del settore umanistico, Angelo Luceri propone un ricchissimo dossier per categorie relativo alla comunicazione pubblicitaria, laddove la lingua latina, variamente presente, viene adottata a scopo enfatico e sensazionalistico.

Un campo privilegiato di intervento è senz’altro rappresentato dalla scuola. Maria Antonietta Paladini propone alcune linee direttrici per valorizzare letture di autori latini nella didattica scolastica in Italia – in particolare al liceo scientifico – volte a dimostrare il ruolo del latino come lingua della comunicazione scientifica e quindi della cultura, mentre Ilaria Torzi propone alcune mirate strategie didattiche per il liceo linguistico, con obbiettivi ridotti ma misurabili sul livello della lingua e, per questo tramite, su quello della letteratura e della civiltà. Dal canto suo, Virginia Elia mette la propria competenza di disegnatrice al servizio di un esempio di didattica innovativa che utilizza il fumetto per presentare a scuola alcuni testi classici (qui Hor. serm. 1, 9, 14-30) come interessante integrazione alla lettura consueta.

Le nuove e nuovissime risorse ricevono impulso e sollecitano applicazione anche in campi attinenti la ricerca e la più generale conoscenza dell’antico, e pertanto anche questo ambito è stato oggetto di riflessione. Andrea Balbo interviene con esempi concreti sul rapporto tra intelligenza artificiale e ricerca (filologia digitale, traduzione, analisi testuale) per auspicare un opportuno addestramento specifico perché tali tecnologie risultino davvero utili, mentre Massimo Manca specificamente procede a un’analisi interdisciplinare delle Catilinarie ciceroniane mediante l’impiego degli strumenti delle scienze cognitive e delle neuroscienze retoriche, evidenziando le strategie persuasive operative nei contesti retorici complessi. Martina Venuti commenta le proposte per il futuro di quegli archivi digitali di poesia latina che vanno sotto il nome di MQDQ Galaxy nell’era postdigitale, dove si compenetrino tradizione e avanguardie tecnologiche. Nel campo specifico dell’ecdotica digitale, Alessandro Garcea problematizza l’edizione dei testi frammentari e fa dialogare fruttuosamente le nuove tecnologie con le più recenti acquisizioni della linguistica testuale e della filosofia del linguaggio, Stefano Rozzi e Federica Lazzerini dal canto loro presentano le peculiarità dell’edizione critica digitale illustrandone i diversi passaggi redazionali ed esemplificando concretamente come un approccio innovativo possa contribuire alla ricerca filologica con soluzioni avanzate e flessibili.

Infine, in tema di persistenza e multimedialità dei contenuti classici, Francesca Stroppa presenta una rassegna dedicata alla figura di Ercole, indagandone gli elementi potentemente trasversali nell’immaginario letterario e artistico, che dalla letteratura e dalle arti figurative arriva fino al cinema e ai cartoons.

Interrogarsi sulla presenza e sul ruolo del latino nella cultura contemporanea e valutare le risorse che la società d’oggi può assicurare agli operatori del settore costituisce ormai una cura ineludibile per ricercatori e docenti. Il confronto con i media e soprattutto con i destinatari, a livelli diversi, del nostro lavoro (studenti, lettori, colleghi, appassionati) per adeguare l’approccio e scoprire nuove vie anima il dibattito e può affinare le metodologie. In questo senso e con consapevole motivazione i contributi qui raccolti costituiscono uno stimolante specimen e nello stesso tempo documentano una viva disponibilità e un deciso orientamento a valorizzare quanto le res novae in continua evoluzione offrano in costante e positiva dialettica con i dati dell’esperienza maturata e con l’evidenza della personale interpretazione.

 

Fabio Gasti

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