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Rivista online di studi
su antichità classica e cultura contemporanea

In collaborazione con la Consulta Universitaria di Studi Latini
CLASSE A

n. 9

rivista annuale
anno 9 · numero 9
anno 2023

 

Gift Objects in Virgil’s Aeneid

Scritto da Lavinia Scolari. Pubblicato in: Orizzonti - saggi

 Abstract 

According to the anthropology of things, gifts are special objects with their own history and memory. They are able to promote, create and maintain social ties between people because of their role of cultural and personal meaning bearers (Gregory 1982b; Kopytoff 1986; von Reden 1995: esp. 60 f.). To some extent, this was also true in ancient Rome, where gift-giving was a widespread practice of reciprocity that allowed to weave a complex net of relationships. Such complexity is reflected in the most representative poem of Roman culture: Virgil’s Aeneid.

My paper aims to investigate the representation of the gift-objects in the Aeneid, having regard to the narrative devices and the cultural and mythical categories involved.

Therefore, the main objective of this study is to highlight the active role that gift objects play in the poem: what are their relational functions and what purpose do they serve? Do such objects show to have any sort of agency? Are they gendered connoted? To what extent may the identity and the intentions of the donor – or the identity and the needs of the receiver – influence their nature, outcomes, and representations? I intend to pay special attention to the relationships between hosts and guests in the epic context and to the depictions of the objects exchanged in the poem: the textile gifts (textilibus donis) that Andromache gives to Ascanius, a souvenir (monumentum) of her hands (Aen. 3.483-91), which Servius considers adequate to a female donor; the golden crater that Cisseus gives to Anchises (Aen. 5.535-38) as a reminder (monumentum) and a pledge of their mutual affection (pignus amoris); and the “family objects” that Aeneas offers to his hosts, from Dido to King Latinus, from Helenus to Evander.


Secondo l’antropologia degli oggetti, i doni sono oggetti speciali con una propria storia e memoria. Essi sono in grado di promuovere, creare e mantenere legami sociali tra le persone proprio in ragione del loro ruolo di portatori culturali e personali di significato (Gregory 1982b; Kopytoff 1986; von Reden 1995: spec. 60 s.). In qualche misura, questo è anche vero nell’antica Roma, dove quella del dono era una pratica di reciprocità diffusa, che consentiva di tessere una complessa rete di relazioni. Tale complessità si riflette nel poema più rappresentativo della cultura romana: l’Eneide di Virgilio. Il mio contributo mira a indagare la rappresentazione degli oggetti del dono nell’Eneide, con particolare riguardo agli espedienti narrativi e alle categorie culturali e mitiche coinvolte. Pertanto, l’obiettivo principale di questo studio è di evidenziare il ruolo attivo che gli oggetti del dono giocano nel poema: quali sono le loro funzioni relazionali e a quale scopo servono? Tali oggetti mostrano di avere un qualche tipo di agency? Hanno una connotazione di genere? In che misura l’identità e le intenzioni del donatore – o l’identità e le esigenze del destinatario – possono influenzare natura, esiti e loro rappresentazioni? Intendo prestare particolare attenzione ai rapporti tra ospiti nel contesto epico e alle rappresentazioni degli oggetti scambiati nel poema: i doni tessili (textilibus donis) che Andromaca offre ad Ascanio, un ricordo (monumentum) delle sue mani (Aen. 3.483-91) e che Servio considera adeguati a una donatrice; il cratere d’oro che Cisseo donò ad Anchise (Aen. 5.535-38) come ricordo (monumentum) e pegno del reciproco affetto (pignus amoris); e gli “oggetti di famiglia” che Enea offre ai suoi ospiti, da Didone al re Latino, da Eleno a Evandro.

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Sommario del n. 9

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In Orizzonti trovano ospitalità le voci di chi fa ricerca umanistica nelle università e individua come una responsabilità propria di tale ricerca la formulazione di domande sul significato e sulla funzione sociale e politica dei propri studi. La sezione vuole offrire visibilità ai diversi modi in cui in Italia, in Europa e nel mondo le istituzioni accademiche producono linee di ricerca che promuovono, in una relazione costruttiva con il presente, il rapporto con l’antico. Entro questo spazio aperto al dialogo tra attività scientifica e domande di senso, la sottosezione Voci dal mondo intende dare spazio ai contributi e, soprattutto, alle esperienze didattiche provenienti dal panorama internazionale, con lo scopo principale di condividere informazioni e materiali in diverse lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo); tali materiali potranno anche avere meno attinenza con il tema monografico del numero.

 



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Responsabile di sezione: Rossana Valenti

La sezione dedicata alle Presenze classiche è intesa a selezionare produzioni recenti – di letteratura, teatro, cinema, musica, arti visive – ispirate al mondo classico, sul filo del rapporto, problematico e suggestivo, tra il “classico”, sistema di valori per definizione al di là delle mode e delle contingenze, e il “contemporaneo”, l’odierno, l’attualità più stringente.

Ricerca e sperimentazione didattica

Responsabile di sezione: Pietro Li Causi

La sezione ospita documenti, racconti, bilanci critici di esperienze didattiche, progetti laboratoriali, interventi pedagogici, pensati in riferimento al mondo antico. Propone uno spazio operativo di confronto fra contesti differenti (la scuola, l’università, il “sociale”) e approcci diversi all’antico, inteso nella sua accezione più ampia: in rapporto all’insegnamento delle lingue classiche, ma anche allo studio di testi e monumenti nei loro aspetti letterari, culturali, iconografici, come pure in relazione alla pratica teatrale, alla rilettura del mito, alle varie possibili forme di rivisitazione creativa dell’antico.