Mille1notte. Storie dell’altro mondo di Massimo Capaccioli
Dovendo ritrarre, con una sola immagine, le Mille1Notte. Storie dell’altro mondo, l’ultimo libro dell’astrofisico Massimo Capaccioli, pubblicato a Caserta 2018, con Mediterraneo Editrice, si potrebbe iniziare dal capitolo “Un antico mestiere si rinnova”, quello in cui l’A. ricorda se stesso intento a sorseggiare la sua tazza di caffè solubile, mentre osservava il cielo dall’alto di una ‘cupola’ cilena, in compagnia del suo collega indio Miguel.
L’immagine scelta potrebbe sembrare banale, ma da questa breve incursione nella esperienza personale, si evince subito che non solo acume e studio inarrestabile sono i requisiti necessari per fare di un uomo uno scienziato, ma esperienza vissuta, lunghe osservazioni, letture scientifiche, riflessioni profonde, e poi viaggi in terre lontane, incontri professionali importanti, perfino notti insonni ed attese. Eppure non tutti gli scienziati si ricordano, come chi ha scritto questo libro, che la scienza è fatta dagli uomini, soggetti a peculiarità caratteriali ed esistenziali, ad accidenti personali e storici, e perfino ad equivoci, voluti o inavvertitamente creati della storia. La Scienza non è un logos universale alla maniera stoica o provvidenziale-cristiana, ma il frutto del logos umano, passato dagli equivoci dell’antichità alla tendenziosità dei secoli della Riforma, passando nelle strettoie della storia moderna fino a quelle dei tempi odierni, che si sforzano, meglio di ieri, di raggiungere l’inafferrabile consistenza di una verità sempre in evoluzione.
Per questo Mille1Notte è un libro al tempo stesso di astronomia e di storia. Da un lato cerca di somministrarci in brevi capitoli pillole di astronomia, astrofisica e di storia astronomica, dall’altro ci racconta per episodi la storia dell’Antichità e del Rinascimento, della Napoli di Gioacchino Murat e della restaurazione borbonica, della guerra fredda e della moderna tecnologia. Si tratta di difficili meandri nei quali sarebbe facile perdersi, ma questo non succede perché, come il titolo ci suggerisce subito, l’Autore ha deciso di affidarsi ad un éscamotage: quello di affidare ciascuno dei suoi ‘segmenti’ astronomici ad una storia o ad una favola, in modo che noi lettori ci facciamo trasportare più volentieri da una narrazione che, benché storica, assume a volte i tratti della favola, per essere condotti fino al cuore dei suoi insegnamenti.
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