Presentazione della sezione "Orizzonti"

Scritto da Rosa Rita Marchese. Pubblicato in: Orizzonti

In Orizzonti trovano ospitalità le voci di chi fa ricerca umanistica nelle università e individua come una responsabilità propria di tale ricerca la formulazione di domande sul significato e sulla funzione sociale e politica dei propri studi. La sezione vuole offrire visibilità ai diversi modi in cui in Italia, in Europa e nel mondo le istituzioni accademiche producono linee di ricerca che promuovono, in una relazione costruttiva con il presente, il rapporto con l’antico.
Entro questo spazio aperto al dialogo tra attività scientifica e domande di senso, la sottosezione Voci dal Mondo intende dare spazio ai contributi e, soprattutto, alle esperienze didattiche provenienti dal panorama internazionale, con lo scopo principale di condividere informazioni e materiali in diverse lingue (inglese, francese, tedesco, spagnolo); tali materiali potranno anche avere meno attinenza con il tema monografico del numero.

The Debate over Liberal Arts Education in English-Speaking Countries: Martha Nussbaum’s "Not for Profit" and its Nineteenth-century Predecessors

Scritto da Robert Proctor. Pubblicato in: Orizzonti

Negli Stati Uniti si dice che i giovani devono studiare le cosiddette materie STEM (scienza, tecnologia, ingegneria [“engineering”] e matematica) per contribuire alla crescita economica del paese. Martha Nussbaum ne fa la controbattuta col suo libro Not for Profit: Why Democracy Needs the Humanities (2010). Il titolo sembra una critica al profitto, ma finisce col sostenerlo col ragionamento che gli studi umanistici esercitano l’immaginazione, il pensiero critico, e la creatività, i quali servono il profitto meglio delle materie STEM.

Umanesimo e "Humanities": il passato nel presente

Scritto da Elisa Romano. Pubblicato in: Orizzonti

Da molti anni si parla di una crisi del modello culturale e del sistema formativo a centralità umanistica, ma le strategie difensive comunemente adottate da noi umanisti sono molto spesso viziate da errori di prospettiva. Molti discorsi in difesa dei nostri studi sono infatti caratterizzati, innanzitutto, da una confusione terminologica e concettuale fra ‘studi classici’, ‘studi umanistici’, ‘scienze umane’, ‘humanities’; e inoltre da una ricorrente tendenza a individuare e proporre finalità e obiettivi degli studi umanistici, di dimostrare che essi ‘servono’ a qualcosa. Questo testo contiene una breve riflessione sui vari Umanesimi che si sono succeduti in età moderna, sul modo in cui essi hanno costruito rappresentazioni del passato funzionali alla propria identità, sulle varie forme di classicismo che hanno finito per dare un’immagine deformata del passato, in particolare dell’antichità greco-romana.

Alexander Graham Bell, Hermes und die Gestaltung von Zeit in den Darstellungen großer Erfinder

Scritto da Anke Walter. Pubblicato in: Orizzonti

L’aspetto del tempo è di fondamentale importanza nelle rappresentazioni di inventori: il rapporto tra passato, presente e futuro, tra cambiamento e continuità. Questo articolo esamina la particolare temporalità di una rappresentazione moderna e di una antica di inventori: quella di un documentario TV tedesco su Alexander Graham Bell, l'inventore del telefono, e quella dell'inno omerico a Hermes, che descrive l'invenzione della lira da parte del dio. In entrambi i casi, si possono osservare processi simili nella temporalità: il pubblico viene proiettato indietro in un passato 'inconcepibile' prima dell'invenzione, mentre l'inventore rompe i confini del proprio presente e porta in vita la sua 'visione' per il futuro. Attraverso i riferimenti al loro più ampio contesto temporale, le invenzioni incarnano il concetto di tempo dell'epoca da cui le rappresentazioni traggono origine: il tempo meticolosamente misurato dello sviluppo tecnologico nel caso di Bell, il tempo 'senza tempo' del mondo divino nel caso di Hermes.