Il mito di Perseo in schol. Ap. Rh. 4, 1515a: la filologia e lo studio delle varianti del mito
Abstract
La pluralità di varianti caratterizza i miti greci sin dalle loro più antiche attestazioni. Di fronte a tale pluralità, l’erudizione antica ha spesso adottato una postura dossografica, mentre la filologia moderna ha cercato di porre ordine comparando i diversi testimoni al fine di riconoscerne le possibili fonti. I limiti della tradizionale Quellenforschung sono evidenti, eppure l’attenzione filologica alle fonti resta fondamentale per una comprensione adeguata della mitologia antica. Negli ultimi decenni l’attenzione si è spostata dalle possibili fonti perdute dei testimoni che trasmettono il mito all’attenta analisi filologica di tali testimoni. Al fine di mostrare i risultati che questo approccio può apportare, questo articolo prende in esame uno scolio ad Apollonio di Rodi (4, 1515) che riporta il racconto di Ferecide dell’uccisione di Medusa da parte di Perseo. Lo scolio esaminato non viene considerato come un frammento isolato ed estrapolato dal suo contesto, ma come una nota a un determinato passaggio delle Argonautiche, e questo permette di spiegare l’omissione da parte dello scoliasta dell’episodio di Andromeda. Inoltre, una riconsiderazione della complessa tradizione testuale degli scoli ad Apollonio di Rodi permette di attribuire a Ferecide l’uso di uno specchio da parte di Perseo.
The existence of multiple variants has been observed in Greek mythological texts since their earliest instances. In response to this plurality, ancient scholars often adopted a doxographic posture, while modern philology has sought to impose order by comparing the diverse testimonies to identify potential sources. The limitations of traditional Quellenforschung are evident; nevertheless, philological attention to sources remains crucial to a comprehensive understanding of ancient mythology. In recent decades, the focus has shifted from the possible lost sources of the myth’s transmitters to the careful philological analysis of the transmitters themselves. In order to demonstrate the results that this approach can bring, this article examines a scholion to Apollonius of Rhodes (4, 1515) that relates Pherecydes’ account of the killing of Medusa by Perseus. The scholion is not regarded as an isolated fragment, but as a note to a specific passage in the Argonautica, thus explaining the scholiast’s omission of the Andromeda episode. Moreover, a re-evaluation of the intricate textual tradition of the scholia to Apollonius of Rhodes enables the attribution of Perseus’ use of a mirror to Pherecydes.
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